Meta Verified costringe i sex worker a rivelare il vero nome

Meta Verified costringe i sex worker a rivelare il vero nome


Meta Verified, il nuovo abbonamento che permette di ottenere spunte blu a pagamento sullo stile di Twitter Blue, sta dando già i primi segni di “cedimento” – ad appena un mese dal lancio negli Stati Uniti. A quanto pare, la funzione impone agli utenti di utilizzare il nome legale per il proprio profilo verificato, sollevando così non poche preoccupazioni tra sex worker, creator trans e sostenitori della privacy. Più nel dettaglio, per confermare la propria identità gli utenti sono chiamati a fornire un video selfie e un documento d’identità con foto, oltre che a inserire nome e cognome reali – cioè come appaiono sul loro documento di riconoscimento. Anche se, secondo un portavoce di Meta, il sistema offre la possibilità di utilizzare secondi nomi, iniziali e “abbreviazioni comuni” come Ben invece di Benjamin, per esempio.

In ogni caso, a preoccupare i sex worker è proprio questo obbligo di inserire il proprio nome legale per ottenere la fantomatica spunta blu. Abigail Mac, creator di OnlyFans, ha raccontato a TechCunch di aver provato a richiedere la verifica prima con il suo nome d’arte e poi con le iniziali del suo nome legale, senza aver mai ottenuto un esito positivo da parte di Meta. Soltanto quando ha scelto di utilizzare il suo nome reale, quindi, è riuscita ad ottenere un profilo verificato, ma senza la possibilità di sostituirlo con il suo nome d’arte in un secondo momento. “Mettendo il tuo nome là fuori, i fan possono ora andare su internet e cercare, ‘Dov’è cresciuta questa persona? Dove vive adesso?’”, ha commentato Abigail Mac preoccupata.

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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-04-11 14:28:29 ,

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